di Maike Albath
Nell'immediato dopoguerra, la madre tedesca era una certezza assoluta. Doveva essere presente per il marito e i figli, allestire un grazioso tavolo per il caffè e garantire la coesione famigliare. La facciata doveva risplendere, le ferite venivano sommariamente nascoste. Ma l'incertezza era grande: le esperienze della guerra continuavano a echeggiare sullo sfondo e facevano cedere le relazioni attentamente calibrate. Nel suo avvincente romanzo d'esordio autobiografico Delle madri non ti puoi fidare, Andrea Roedig racconta la storia di sua madre Lilo, nata nel 1938. Vittima lei stessa di abbandono e violenza domestica durante l'infanzia, aveva sviluppato una freddezza emotiva sconvolgente che la rendeva incapace di rapportarsi con amore alla figlia e al figlio. Il suo comportamento era invece caratterizzato dalla malvagità. Senza alcun motivo comprensibile, portava via l'animale giocattolo alla piccola Andrea e la terrorizzava regolarmente. Andrea Roedig, nata a Düsseldorf nel 1962 e giornalista esperta, scopre le sue carte fin dall'inizio: non ha mai capito sua madre, che ha abbandonato famiglia quando l'autrice aveva dodici anni. Da fredda cronista della sua infanzia, vuole ricostruire la natura disastrosa delle sue origini, almeno in retrospettiva. Ma quando le cose hanno cominciato ad andare male?
La solidarietà tra fratelli è fondamentale anche per l’io-narrante dell'esordio autobiografico di Edgar Selge, Finalmente ci hai trovati. Selge, nato nel 1948 e uno dei migliori attori tedeschi, dedica il suo libro, che non ha una designazione di genere, ai suoi fratelli. "I miei fratelli sono la mia porta sul mondo", dice a un certo punto. Il libro è ambientato a Herford, dove il padre, procuratore capo, è direttore di una prigione e vive con la moglie e i figli nei pressi del carcere minorile. Con una formidabile commistione di serietà e di profondo umorismo, Edgar Selge descrive la vita quotidiana della famiglia appartenente alla classe media istruita, dove i detenuti non costruiscono solo mobili, ma, per motivi educativi, devono anche partecipare ai concerti casalinghi. Al mattino si organizza uno spettacolo speciale per i giovani, mentre la sera si fa musica per gli amici e i dignitari della piccola città.
Il padre è la figura centrale del romanzo Per la strada abbiamo un altro nome di Laura Cwiertnia. L’autrice, nata a Brema nel 1987 da madre tedesca e padre armeno e vice caporedattrice del settimanale Die Zeit, elabora le proprie esperienze ma le intreccia in un tessuto narrativo. La sua eroina si chiama Karla, che già da bambina avverte le lacerazioni della generazione dei suoi genitori. A Brema-Nord è considerata turca anche dai suoi amici, con i quali si ritrova alla fermata dell'autobus, da un lato perché suo padre è nato a Istanbul, ma dall’altra parte non lo è. Ma allora chi è lei? "Le parole sono diventate un muro tra lei e il resto della famiglia", si legge a un certo punto, poiché il padre non parla turco con lei. Il fatto che gli armeni abbiano una storia completamente diversa sembra essere qualcosa di cui è meglio non parlare. Tuttavia, il genocidio armeno del 1915 caratterizza anche la sua famiglia. Quando la nonna Maryam muore e le lascia un braccialetto, il gioiello diventa una missione: spetta alla nipote recarsi in Armenia e consegnare il pegno a una donna di nome Lilit, di cui nessuno sa nulla. Karla convince il padre Avi, che non ha mai messo piede in Armenia, ad accompagnarla. Il viaggio porterà a delle scoperte per entrambi.
Come per Laura Cwiertnia, anche il romanzo di Lin Hierse Sogni di Giada inizia con un funerale. I rituali funebri della nonna, nata nel 1923 a Shoaxing, diventata poi nel corso della vita della donna la metropoli di Shanghai, rappresentano il punto da cui parte l’io narrante senza nome per affrontare la questione dell'appartenenza. L’autrice partecipa alle cerimonie per la sua A'bu, la nonna, e imita il comportamento dei parenti, ma si sente comunque una ladra. Lin Hierse, nata a Braunschweig nel 1990 da madre cinese e redattrice al quotidiano taz, racconta in modo teso e vivido la storia di un profondo conflitto interiore. Anche se il suo cinese è inadeguato, la sua eroina ventisettenne sente un profondo legame con il Paese che sua madre ha lasciato per motivi poco chiari: "Ma avrebbe potuto avere una vita migliore in Cina, ma lei ne voleva soprattutto una diversa”.
Tutti e quattro i romanzi di debutto dimostrano che le origini rappresentano un terreno molto fertile. E la Germania può essere estranea quanto la Cina: la necessità di liberarsi dalle strutture familiari e di trovare il proprio posto è un compito universale. Per questo motivo, questi romanzi sono stati selezionati anche per la serie “Nuove voci tedesche”, tradotti in italiano da giovani traduttrici con il sostegno di Litrix.de e della Fondazione Vera e Volker Doppelfeld. I quattro libri saranno presentati per la prima volta al pubblico italiano nell'ambito della rassegna degli ospiti d'onore dei Paesi di lingua tedesca al Salone Internazionale del Libro di Torino dal 9 al 13 maggio 2024.
Maike Albath, giornalista e critico letterario, lavora per le emittenti radiofoniche Deutschlandfunk e Deutschlandfunk Kultur. Scrive inoltre per la «Süddeutsche Zeitung». Con la casa editrice Berenberg Verlag ha pubblicato i libri Der Geist von Turin (2010), Rom, Träume (2013) e Trauer und Licht (2019).
Traduzione: Goethe-Institut Mailand
Libri
- Laura Cwiertnia, Auf der Straße heißen wir anders. Klett-Cotta Verlag, Stuttgart 2022.
- Laura Cwiertnia, Per la strada abbiamo un altro nome. Napoli: Mar dei Sargassi, 2024. Traduzione di Jolanda Balzano e Alessandra Iadicicco.
- Lin Hierse, Wovon wir träumen. Piper Verlag, München 2022.
- Lin Hierse, Sogni di Giada. Como: Ibis, 2024. Traduzione di Federica Garlaschelli.
- Andrea Roedig, Man kann Müttern nicht trauen. dtv, München 2022.
- Andrea Roedig, Delle madri non ti puoi fidare. Milano: VandA edizioni, 2024. Traduzione di Scilla Forti.
- Edgar Selge, Hast du uns endlich gefunden. Rowohlt Verlag, Hamburg 2021.
- Edgar Selge, Finalmente ci hai trovati. Milano. Carbonio editore, 2024. Traduzione di Angela Ricci.